Con riferimento alla procedura di riordino delle Amministrazioni Provinciali, avviata dal d.l. 95 del 7 luglio 2012, il Consiglio dei Ministri riunito questa mattina ha approvato il decreto legge di riforma. Per le sole Regioni a statuto ordinario è prevista la riduzione dalle attuali 86 a 51 Province (comprese le 10 Città Metropolitane).
Secondo il provvedimento varato dal Governo la Lombardia si riorganizza in sette province: Milano-Monza-Brianza; Varese-Como-Lecco; Sondrio; Bergamo; Brescia; Mantova-Cremona-Lodi; Pavia.
I Ministri dell’Interno e della Funzione Pubblica hanno annunciato nel corso di una conferenza stampa che la riforma sarà a regime a partire dal 1° gennaio 2014.
Nel frattempo, già a partire dal prossimo 1° gennaio 2013 tutte le Giunte provinciali saranno soppresse con contestuale possibilità per il Presidente di delegare l’esercizio di funzioni a non più di 3 Consiglieri provinciali.
Tale ridisegno non tiene conto né dell’ipotesi di riordino formulata dal Consiglio delle Autonomie Locali della Lombardia lo scorso 2 ottobre, né di quanto deliberato il 22 ottobre dalla Giunta Regionale, che aveva avanzato al Governo la richiesta di mantenere immutato l’assetto vigente.
Vedremo con questo riassetto chi ci guadagnerà . . .i cittadini? ....le Imprese? ... o forse lo Stato?
E comunque, al di là di tutto, secondo me questo riordino è incostituzionale, in quanto il Governo non sta tenendo conto delle indicazioni delle autorità locali come invece stabilito da questo articolo della costituzione:
Art. 133.
Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione
di nuove Province nell'ambito di una Regione sono stabiliti
con leggi della Repubblica, su iniziative dei Comuni,
sentita la stessa Regione. La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni.
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