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sabato 29 marzo 2014

Un cuore verde

A volte sono le piccole cose quelle che possono cambiarti in meglio la giornata,  la settimana o anche il mese.
Nei giorni scorsi ero alla Fondazione Minoprio per un corso di Land Art della Vea, un occasione a cui tenevo molto, perché la Land Art mi ha sempre incuriosito nel profondo, in quanto ci avvicina alla natura in un rapporto quasi simbiotico.
Molti anni fa , uno dei miei maestri mi raccontava che di tanto in tanto, era solito andare nei boschi a trascorrere uno o due giorni in solitudine a contatto con la natura per accumulare esperienze e sensazioni da trasferire poi nell'arte floreale.
Un metodo questo che avvicina alla Land Art, che si approccia al luogo ed alla materia con grandissimo rispetto e sensibilità.
La cosa che ho preferito del corso, è il fatto che fosse rivolto in prima analisi ai ragazzi dell'istituto e che la presenza di partecipanti più o meno attempati come il sottoscritto, poteva essere di stimolo a questi giovani paesaggisti di belle speranze.
Poi, come sempre in queste cose, sono i grandi che imparano dai giovani e non viceversa.
Discusse le teorie in aula, quindi, spazio alla fantasia ed alle cesoie, e via.
Ciascun gruppo è impegnato nella propria creazione e alla fine del lavoro come sempre arriva, il momento di discussione e di valutazione collegiale.
Così girando fra le varie location allestite, capitiamo con tutto il gruppo in un angolo bellissimo del parco, i mezzo a tre meravigliosi cedri del Libano vecchi di una cinquantina di anni, belli , maestosi, con un impalcato di rami che disegna la sua sagoma nel cielo.
Siamo letteralmente immersi in un crogiolo di sensazioni, la luce che filtra dai rami, la terra umida, il classico profumo di sottobosco, un profumo che inebria e fa decollare la fantasia.
I mezzo ai tre cedri, all'ombra delle fronde, i ragazzi hanno realizzato la loro installazione, due strutture di bamboo molto geometriche in contrasto con la sinuosità dei rami, sovrastate da una sfera di fibre di bamboo ricoperte di rami di felce secca appesa a mezz'aria.
Così , implacabile arriva la domanda.. . Perchè avete scelto questo posto e questa installazione? Le prime risposte dei ragazzi sono timide e un po' vaghe e la docente, una dolcissima signora norvegese, li incalza ad approfondire un approccio solo all'apparenza un po' superficiale.
Così, con grande naturalezza, uno dei ragazzi del gruppo confessa a sguardo basso, col pudore di chi pensa di dire una banalità: “abbiamo voluto fare qualcosa qui, perché è un angolo del parco un po' nascosto, e la gente non vuole uscire dal sentiero per vedere quanto sono belli questi alberi da dietro le fronde, la sfera in aria serve a fare alzare lo sguardo e a vedere questa meraviglia”.
Ti spiego una cosa caro ragazzo, non hai detto una stupidaggine, hai detto una cosa bellissima ed hai colto perfettamente nel segno quello che è lo stimolo principale del tuo futuro lavoro, il rispetto e l'amore per la natura.
Tutto il resto, oserei dire che è puramente accessorio. Conosco anche troppi “stimati” professionisti del verde e dell'arte floreale, che dopo trenta o quarant'anni di lavoro continuano imperterriti a brutalizzare piante e fiori con un idea dell'estetica che non ha nulla a che vedere con il rispetto del creato.
Continua a studiare e ad arricchire il tuo bagaglio culturale ed artistico, e vedrai che il futuro non potrà che darti soddisfazioni.
L'ingrediente più importante di questa alchimia ce l'hai già, questo è quello che conta.

Se il tuo obiettivo era trasmettere un emozione ci sei riuscito in pieno! Bravo 10+

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