A volte sono le piccole cose quelle che possono cambiarti in
meglio la giornata, la settimana o anche il mese.
Nei giorni scorsi ero alla Fondazione Minoprio per un corso di
Land Art della Vea, un occasione a cui tenevo molto, perché
la Land Art mi ha sempre incuriosito nel profondo, in quanto ci
avvicina alla natura in un rapporto quasi simbiotico.
Molti anni fa , uno dei miei maestri mi raccontava che di tanto in
tanto, era solito andare nei boschi a trascorrere uno o due giorni in
solitudine a contatto con la natura per accumulare esperienze e
sensazioni da trasferire poi nell'arte floreale.
Un metodo questo che avvicina alla Land Art, che si approccia al
luogo ed alla materia con grandissimo rispetto e sensibilità.
La cosa che ho preferito del corso, è il fatto che fosse rivolto
in prima analisi ai ragazzi dell'istituto e che la presenza di
partecipanti più o meno attempati come il sottoscritto, poteva
essere di stimolo a questi giovani paesaggisti di belle speranze.
Poi, come sempre in queste cose, sono i grandi che imparano dai
giovani e non viceversa.
Discusse le teorie in aula, quindi, spazio alla fantasia ed alle
cesoie, e via.
Ciascun gruppo è impegnato nella propria creazione e alla fine
del lavoro come sempre arriva, il momento di discussione e di
valutazione collegiale.
Così girando fra le varie location allestite, capitiamo con tutto
il gruppo in un angolo bellissimo del parco, i mezzo a tre
meravigliosi cedri del Libano vecchi di una cinquantina di anni,
belli , maestosi, con un impalcato di rami che disegna la sua sagoma
nel cielo.
Siamo letteralmente immersi in un crogiolo di sensazioni, la luce
che filtra dai rami, la terra umida, il classico profumo di
sottobosco, un profumo che inebria e fa decollare la fantasia.
I mezzo ai tre cedri, all'ombra delle fronde, i ragazzi hanno
realizzato la loro installazione, due strutture di bamboo molto
geometriche in contrasto con la sinuosità dei rami, sovrastate da
una sfera di fibre di bamboo ricoperte di rami di felce secca appesa
a mezz'aria.
Così , implacabile arriva la domanda.. . Perchè avete scelto
questo posto e questa installazione? Le prime risposte dei ragazzi
sono timide e un po' vaghe e la docente, una dolcissima signora
norvegese, li incalza ad approfondire un approccio solo all'apparenza
un po' superficiale.
Così, con grande naturalezza, uno dei ragazzi del gruppo confessa a sguardo
basso, col pudore di chi pensa di dire una banalità: “abbiamo
voluto fare qualcosa qui, perché è un angolo del parco un po'
nascosto, e la gente non vuole uscire dal sentiero per vedere quanto
sono belli questi alberi da dietro le fronde, la sfera in aria serve
a fare alzare lo sguardo e a vedere questa meraviglia”.
Ti spiego una cosa caro ragazzo, non hai detto una stupidaggine,
hai detto una cosa bellissima ed hai colto perfettamente nel segno
quello che è lo stimolo principale del tuo futuro lavoro, il
rispetto e l'amore per la natura.
Tutto il resto, oserei dire che è puramente accessorio. Conosco
anche troppi “stimati” professionisti del verde e dell'arte
floreale, che dopo trenta o quarant'anni di lavoro continuano
imperterriti a brutalizzare piante e fiori con un idea dell'estetica
che non ha nulla a che vedere con il rispetto del creato.
Continua a studiare e ad arricchire il tuo bagaglio culturale ed
artistico, e vedrai che il futuro non potrà che darti soddisfazioni.
L'ingrediente più importante di questa alchimia ce l'hai già,
questo è quello che conta.
Se il tuo obiettivo era trasmettere un emozione ci sei riuscito in
pieno! Bravo 10+
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