Non so se sia una mia impressione, ma ormai parlare di commercio è diventato alla stregua di uno sport nazionale, come si parla del meteo, o di come una squadra di calcio non scenda in campo con la formazione giusta.
E come in quest'ultimo caso tutti si improvvisano "Mister", tutti "allenatori de' noantri" per dirla alla romana, alla ricerca del like sui social o del consenso al bar davanti alla tazzina di caffè con la sambuca.
In realtà l'argomento è un tantino più complesso, magari non alla portata di tutti, ma diciamo che un tentativo per semplificarne la comprensione si può certo fare.
Evitando i commenti, mi limito ad un approccio didattico, anche a rischio di risultare un pò didascalico.
Quanto alla frase "il PGT è fatto per destinazioni escluse e non per destinazioni compatibili, ovvero dove non si vieta si può", posso ricordare che la direttiva Bolkestein prevale anche sullo strumento urbanistico come verificabile su questa sentenza del TAR Lombardia leggi qui
Vediamo ora se nelle prossime righe riesco a rendere comprensibile (anche se con parole non mie) , quello che è il criterio che è stato applicato a Gallarate nella variante del PGT promossa dalla giunta Guenzani.
In breve l'Ascom che rappresento ha caldeggiato l'adozione di questo strumento che ha dato eccellenti risultati all'estero dove è stato applicato, non potendo per ovvie ragioni limitare le aree oggetto di potenziali insediamenti, si è utilizzato il cosiddetto Sequential Approach, che applica oneri molto differenti ai diversi tipi di insediamento, a seconda che siano all'interno dei nuclei storici, o sulle grandi direttrici di traffico.
"La metodologia dell’approccio sequenziale va ad orientare le scelte localizzative delle medie e grandi strutture di vendita: in coerenza con le politiche di progressiva riduzione del consumo di suolo presenti in molti Paesi europei e in diverse Regioni italiane, l’intenzione del decisore pubblico è quella di promuovere la vitalità economica e commerciale dei centri urbani concentrandovi gli interventi di trasformazione1, attraverso una progressiva diminuzione della quantità degli interventi extraurbani a gravitazione sovralocale e lo sviluppo qualitativo di nuovi format integrati, anche di media e grande dimensione, nelle aree centrali attraverso il recupero e la rigenerazione delle aree produttive dismesse esistenti2. Tale approccio localizzativo stabilisce infatti priorità di sviluppo indirizzate alle aree già urbanizzate: il ricorso a quelle non ancora compromesse dal punto di vista urbanistico e insediativo è consentito soltanto quando sono esaurite tutte le opportunità per progetti di riuso e di completamento di aree o strutture dismesse e degradate.
Nel documento Planning Policy Statement 6 (PPS6): Planning for Town Centres, predisposto nel 2005 dall’Office of Deputy Prime Minister, UK, si forniscono ad esempio alcuni elementi applicativi. Al punto “Applicare l’Approccio Sequenziale alla scelta localizzativa” si legge: “Nella scelta della localizzazione più adeguata si deve applicare un approccio sequenziale, per intervenire nei centri quando occorre rispondere ad una necessità individuata. Si devono valutare attentamente tutte le possibilità di realizzazione all’interno del centro (compreso, ove necessario, un suo ampliamento) per le principali funzioni. L’approccio sequenziale richiede che le varie localizzazioni vengano considerate secondo il seguente ordine:
- in primo luogo, collocazione nei centri esistenti, dove esistano o si possano trovare spazi disponibili, o edifici per cambio di destinazione d’uso, tenendo conto di una adeguata dimensione dell’intervento in rapporto al centro;
- se non si verifica la prima possibilità, si opta per una localizzazione ai margini del centro;
- se non si verificano né la prima né la seconda possibilità, un sito esterno al centro.”
La recente legge regionale Veneto 50/2012 introduce - ad esempio - un’inversione di tendenza rispetto al passato, costituita dall’abbandono dell’ormai obsoleto modello localizzativo dato dalla collocazione delle grandi superfici commerciali in ambito extraurbano a favore di un modello che si basa sull’incentivazione dell’insediamento di medie e grandi strutture all’interno dei centri storici e urbani. In particolare, la nuova legge, mutuando il c.d. “approccio sequenziale” di matrice anglosassone, persegue la finalità di orientare l’insediamento della media e grande distribuzione all’interno delle città in un’ottica di integrazione con il commercio tradizionale, nonché con le altre funzioni tipiche del tessuto insediativo urbano, quali quelle culturali, sociali e del tempo libero, al fine di migliorarne l’offerta complessiva e quindi il grado di attrattività.
La legge veneta, infatti, prevede meccanismi di massima semplificazione per l’insediamento di grandi strutture all’interno dei centri storici, consapevole del fatto che, al fine di contrastare il fenomeno della desertificazione delle città e favorire il recupero del loro ruolo di motore economico del territorio, è necessario incentivare al loro interno le polarità commerciali, anche mediante l’utilizzo della forza attrattiva generata dalle grandi superfici di vendita: il commercio, infatti, in virtù della sua funzione socialmente aggregante, diviene spesso fattore determinante per la rigenerazione del tessuto urbano attraverso il recupero di aree degradate e la configurazione di nuove centralità.
In questo quadro, i criteri introdotti dal regolamento regionale per la pianificazione locale operano una rivisitazione dell’applicazione e della verifica dell’approccio sequenziale di riferimento contestualizzandolo con le condizioni territoriali e urbanistiche regionali. Tali indirizzi sono orientati a favorire la localizzazione delle grandi strutture di vendita all’interno del centro urbano anche attraverso interventi di riqualificazione urbanistica di aree o strutture dismesse e degradate. Al di fuori del centro urbano, la localizzazione delle nuove aree per l’insediamento delle medie strutture con superficie di vendita superiore a 1.500 metri quadrati e delle grandi strutture di vendita è invece consentita in presenza di entrambe le seguenti condizioni:
- l’inesistenza di aree di insediamento disponibili e di adeguate dimensioni all’interno del centro storico e del centro urbano individuate e perimetrate dal Comune;
- nel caso in cui sussista la condizione di cui sopra, è consentita la localizzazione al di fuori del centro urbano in presenza di due condizioni, tra loro alternative: l’iniziativa commerciale deve consistere in un intervento di recupero e riqualificazione urbanistica di aree o strutture dismesse e degradate1; l’iniziativa deve consolidare polarità commerciali esistenti e cioè ricadere in aree in cui sono presenti altre attività commerciali di medie o grandi strutture di vendita, purché la relativa variante urbanistica non comporti il consumo di suolo agricolo." (Prof L. Tamini, Politecnico di Milano)
Interessante anche questo documento della University of Stirling qui la traduzione
Qui l'applicazione dell'approccio sequenziale a Gallarate Va nella sintesi di Varesenews
e qui invece su La Provincia di Varese
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